Ecco l’intervista integrale a Mignini che il reportage della CNN avrebbe dovuto rispecchiare #3





0’28’’ CNN: Sicuramente non ha fatto nessun segreto ad intimidire Preston e Mario Spezzi

0’49’’ Mignini: Cioè non capisco quale intimidazione. Dunque, allora guardi. Intanto questo procedimento vicino a Firenze non riguarda questa questione. Quindi questa questione non c’è. Allora, per quanto riguarda Mario Spezzi, e quindi poi vendo a Preston, Mario Spezzi era sottoposto a una indagine che, in relazione a questa vicenda non si è conclusa, perché è pendente, e in relazione a questa indagine, è stata poi chiesta una misura cautelare, che il gip ha concesso. Poi il tribunale del riesame ha invece annullato. Mentre nel caso di Amanda lo ha confermato, come vede, nel caso di Spezzi, il Tribunale del riesame ha annullato la misura cautelare per difetto, secondo il Tribunale, non c’erano gravi indizi di colpevolezza sull’elemento soggettivo. Cioè, sull’elemento oggettivo si, della calunnia, di questo reato per cui si procedeva,  sull’elemento soggettivo, cioè sulla malafede, no. E quindi la corte, il tribunale del riesame, ha annullato questa misura. Ma nel corso delle indagini, prima ancora che venisse chiesta la misura nei confronti di Spezzi, era emerso un rapporto di questo scrittore, Douglas Preston con Mario Spezzi. E questo Preston, lo scrittore, è stato citato come persona informata sui fatti, non mi ricordo, mi pare fosse il febbraio 2006. Ed è stato, come tante altre persone informate sui fatti, è stato da me interrogato. Durante l’interrogatorio, questa volta è stato interrogato da me, come diciamo testimone, durante l’esame come persona informata sui fatti sono emersi degli indizi di reità  a carico di Preston. E in particolare le risposte di Preston non erano coerenti, sono apparse a me in quel momento sono apparse non veritiere. Quindi a quel punto ho sospeso l’esame. Guardi, l’esame è durato all’incirca una ventina di minuti, non di più. Preston lo ho conosciuto solo in quell’occaisone. Una ventina di minuti”¦ Io gli ho detto: “˜io devo sospendere quest’audizione’. Come aveva fatto la polizia per Amanda, sempre l’art. 63. “˜Devo sospendere la sua audizione perché sono emersi indizi di reità  in relazione al reato di cui all’art. 371 bis del c.p.’. Ora stia molto attento a questo”¦ “˜E quindi lei deve nominare un difensore’. Ha firmato. Presenti nel mio ufficio, che non era quello che avete visto stamattina ma era un altro, sempre di quel piano. C’era la mia assistente, cancelliera, la dottoressa Daniela Severi; c’era il capitano dei Carabinieri, Antonio Morra; c’era una poliziotta di Firenze, e mi pare ci fosse un magistrato in tirocinio che mi pare faceva tirocinio con me, adesso non ricordo questo. Comunque c’era il capitano, una poliziotta e la cancelliera. Lui ha firmato. Io lo ho accompagnato alla porta e, per cercare di spiegargli, lui mi aveva detto che parlava italiano ma, secondo me, invece lui l’italiano non, credeva di poter parlare italiano ma non ha capito completamente questo aspetto processuale, io gli ho detto, mi ricordo, eravamo davanti alla porta: “˜adesso lei deve nominare un difensore. Questo procedimento che io oggi paro nei suoi confronti, per false dichiarazioni al pubblico ministero, art. 371 bis, rimane sospeso per legge, perché la legge prevede che questo reato, se uno rende false dichiarazioni al pubblico ministero in un procedimento penale, questo procedimento che si apre per le false dichiarazioni, rimane sospeso fino a che non venga definiti il procedimento principale nel quale queste dichiarazioni sono state rese’. Lui non ha capito questo particolare e ha, sono rimasto sorpreso e veramente stupito da questo fatto, ha pensato che io lo invitassi, ha detto poi che io lo avevo invitato a scappare che lo avrei fatto arrestare. Mai detto una cosa del genere perché quel reato non prevede l’arresto. E tutto qui.

Poi io ho seguito quello che ha detto di tutta questa vicenda che è completamente”¦., travisando completamente quello che è accaduto, e poi ho archiviato il procedimento perché non, ho ritenuto di archiviare il procedimento e non c’è stato altro. E’ tutto lì, finisce lì la questione Preson.

07’37’’ CNN: Io ho intervistato Preston e lui, secondo lui questo non è vero, ha detto che l’interrogatorio è durato due ore. E (leggendo quello che ha detto Preston): “˜io ho cominciato a sudare, il pm ha cominciato a chiedermi le stesse domande, formulate in un modo diverso, insisteva con la segretaria di ripetere quello che lui aveva detto, qual è il vero? Cominciavo a sentire che apparivo un bugiardo dal modo in cui la mia voce tremava. Ha dovuto scrivere una dichiarazione in italiano, ha dovuto farlo diverse volte perché la persona che lo stava scrivendo, non aveva capito bene’. Sta mentendo?

09’20’’ Mignini: Allora, lei ha sentito Preston, io avevo l’assistente, non ho pensato di portarmeli, ma loro possono riferire tutto. Io adesso non ricordo quanto è stato sentito, mi pare una ventina di minuti, forse una mezz’ora, forse, forse, non lo so, un’oretta, non lo so devo guardare il verbale. Però è certo che quando si fa un verbale, si chiedono delle cose, la persona deve dire la verità  e gli sono state fatte delle contestazioni, io adesso non mi ricordo in dettaglio perché è una cosa che non ha, ho avuto altre cose da trattare, non me la ricordo nemmeno. Gli ho fatto delle contestazioni, mi ricordo di avergli fatto sentire delle telefonate che erano state intercettate, delle telefonate in cui lui parlava con lo Spezzi, e quello che lui diceva non era credibile, non mi è apparso credibile. Ho verbalizzato, perché dovevo dettare la verbalizzazione alla assistente che ha verbalizzato, e il signor Preston ha firmato, e quindi ha riconosciuto la fondatezza del verbale, perché lui ha firmato, non si è rifiutato di firmare, quindi è stato fatto un interrogatorio, sono state fatte delle contestazioni. La persona, Preston, ha reso delle dichiarazioni che non sono state, non mi sono apparse assolutamente credibili, gli ho fatto sentire, a riprova del fatto che secondo me non diceva la verità , delle intercettazioni, e io non ricordo di averlo visto particolarmente”¦ poi se lui avrà  provato stati d’animo che prova la persona che viene sentita da un magistrato questo, se si è sentito turbato, io non lo so. Se fosse così mi dispiace, ma purtroppo questo è, nell’attività  giudiziaria, si fanno gli interrogatori si deve sentire, la persona deve dire la verità . E se non dice la verità  bisogna contestate quello che succede. Quello che è chiaro è che io gli ho contestato questi fatti, abbiamo verbalizzato, c’erano presente questi altri: l’assistente, la cancelliera, il capitano dei carabinieri, la poliziotta, quindi il discorso è chiuso in partenza, non c’è altro, non c’è altro di quello che è emerso, di quello che è venuto fuori nel verbale, Preston ha firmato il verbale

12’02’‘E quindi poi, la cosa che mi ha colpito è che ho avuto delle richieste, successivamente, per sapere se, e lo ho letto anche su vari siti internet, poi sono state fatte delle affermazioni veramente sulle quali non entro in polemica perché non voglio entrare in polemica qui, io voglio cercare di spiegare, che se lui fosse tornato, perché lui doveva scappare perché se fosse tornato in Italia sarebbe stato arrestato: questo è un’assoluta invenzione, totale invenzione, non esiste. Quindi poi ho archiviato la sua posizione, quindi non vedo”¦ Mentre poi l’altro procedimento, il procedimento a carico dello Spezzi, è tutt’ora pendente

13’00’’ Quindi questa è la situazione, mi ricordo di aver, mi ha anche chiesto un’intervista successivamente, a cui io, a questa richiesta, non ho risposto.





14’16’’ CNN: sembra molto simile a quello che ha descritto Amanda?

14’22’’ Mignini: E’ totalmente, è una cosa totalmente diversa perché io ho interrogato Preston, Amanda è stata interrogata dalla polizia; per Amanda è stato sospeso l’esame da parte della polizia, nel caso di Preston è stato sospeso da me; Preston non è stato arrestato, Amanda si. Le due cose sono totalmente diverse, non hanno la minima traccia comune, se non che il pubblico ministero, nell’uno e nell’altro ero io. Ma è solo questo. Come per tantissimi altri procedimenti. Non c’è il minimo elemento in comune.
15’23’’ CNN: Ha appena detto che è il suo lavoro assicurarsi che un testimone dica la verità  però allo stesso tempo non ha verificato quello che ha detto il clochard e quello che hanno detto le due vicine”¦
Mignini: una persona, mi dice di averla vista, mi dice di aver visto che cosa hanno fatto, mi dice gli orari, mi dice cose che non sono state smentite da nessuno. Se la signora Capezzali, Capezzali, mi pare, racconta quello che ha sentito, la cosa viene confermata da un’altra testimone che abitava lì sotto, e non viene smentito da nessuno. Non basta”¦ ci sono due ragazze calabresi che abitavano nella, praticamente nel punto dove finiva la scala metallica che sarebbe stata percorsa da uno dei ragazzi, queste due ragazze, dicono anche loro che hanno sentito correre.  Quindi c’è il grido, sentito da due persone, i passi ripetuti che sono sentiti, il grido e i passi che sono sentiti dalla Capezzali e sono sentiti da queste due ragazze calabresi. E, nel caso di Preston invece c’erano le telefonate che smentivano quello che lui aveva detto. Quindi in quel momento io avevo le telefonate e se uno dice una cosa, questa cosa veniva smentita da queste telefonate. Ora io non ricordo in dettaglio perché non mi sono, non ricordo in dettaglio questi aspetti, ma sono stati documentati. Quindi avevo gli elementi per dire: “˜tu mi dici le cose non vere’, in quel caso. Nell’altro caso non ci sono non ci sono mai stati. Sono stati sottoposti ad esame, in cross examination, ad esame incrociato, il barbone, le due ragazze calabresi e la Monacchia, la signora Capezzali e la maestra Monacchia, sono state sentite, hanno confermato in pieno. Cioè le loro dichiarazioni sono state, sono diventate prova, prova testimoniale. E Preston ha fatto quelle affermazioni che erano in contrasto con le intercettazioni. E io glielo ho contestato. Cioè lì è emerso subito, glielo ho contestato, è molto chiaro. Cioè non c’è nessuna”¦

18’41’’ CNN: Secondo lei, lei ancora crede che Narducci è coinvolto negli omicidi del mostro di Firenze?

18’50’’ Mignini: Guardi, questa, questo fatto è stato oggetto di un procedimento penale, il procedimento numero 1845 0821, che si è concluso con una richiesta di archiviazione con formula dubitativa per quanto riguarda l’omicidio per le persone che sono state indagate e per prescrizione negli altri reati. Quindi vuol dire che i reati sono stati commessi, erano a carico di certi soggetti ma era passato troppo tempo ed erano prescritti. In questo provvedimento il Gip accoglie pienamente la richiesta del pubblico ministero che ero io e cioè: i tre punti fondamentali erano che Narducci fosse stato ucciso perché l’autopsia che è stata fatta ha dimostrato che c’era la frattura del corno superiore sinistro della cartilagine tiroide, che non si produce per urti accidentali ma necessita per essere prodotta di una pressione circoscritta, localizzata e crescente, perché è una posizione protetta e il medico legale ha riconosciuto la morte per strozzamento; il Gip ha riconosciuto il fatto che il cadavere ripescato e che era stato ufficialmente riconosciuto per quello del Narducci, non era del Narducci, e che il Narducci era coinvolto, il Gip dice, nella vicenda dei duplici omicidi delle coppie. Questa ordinanza è stata impugnata in cassazione dal, dai familiari del Narducci, non dalla moglie, ma dai familiari del Narducci. La cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso. Quindi, quindi questo discorso è chiuso, ormai.

20’48’’ CNN: Si ma la domanda è se lei pensa”¦

20’50’’ Mignini: E’ quello che io ho sostenuto,.. l’ho sostenuto e il Gip ha riconosciuto. Ha riconosciuto questi aspetti. Poi, su tutti, tutta la vicenda, è chiaro che, diciamo, essendo poi pendente un ulteriore procedimento, io non mi, non aggiungo altro Le dico solo che questo aspetto è stato fatto oggetto di un procedimento in cui io ho fatto, ho sostenuto queste cose, e il Gip ha riconosciuto, ha recepito in pieno l’impianto accusatorio.

21’55’’ CNN: Il corpo nel lago non era di Narducci?

22’00’’ Mignini: Allora glielo spiego”¦ Il medico legale che ha effettuato l’autopsia, che è il professore Giovanni Pierucci, dell’Università  di Pavia, titolare delle cattedra di medicina legale dell’Università  di Pavia, più altri consulenti tra cui il generale di brigata Luciano Garofano, hanno sotto vari aspetti, hanno riscontrato queste cose: il cadavero che fu ripescato il 13 ottobre ‘85 era di una persona che aveva pochi capelli, aveva una taglia 60, cioè era in fase di gigantismo putrefattivo, aveva un determinato abbigliamento e era in condizioni tali per cui il medico legale, quando ha iniziato l’apertura della bara, pensava di trovarsi di fronte a un cadavere, pensava di trovarsi di fronte a un cadavere che era ormai, non poteva più essere esaminato utilmente. Invece, aperta la bara, si è rinvenuto un cadavere che era quello del Narducci, che aveva capelli, pieni, aveva pantaloni taglia 48 small, chiusi in cinta, nella cintura, nel punto di vita, aveva condizioni di conservazione cadaverica eccellenti, in particolare dell’encefalo, non aveva le diatomee, cosa che ci sarebbero state nel caso in cui ci fosse stato l’annegamento e quindi il consulente che ha fatto l’autopsia ha detto che questa situazione,  i profili dimensionali, poi c’erano anche gli aspetti relativi all’abbigliamento che era diverso, e i profili di conservazione cadaverica, rendevano quanto meno dubbia, la coincidenza del cadavere ripescato all’epoca e descritto dai testimoni all’epoca con quello del Narducci.

Sono state fatte poi delle consulenze per accertare quest’aspetto, dal punto di vista antropometrico, da parte di un’assistente di medicina legale di Pavia, la dottoressa Cristina Carlesi e poi da parte del comandante del Ris di Parma, il generale Garofano, allora colonnello, che ha confermato che quel cadavere era, aveva caratteristiche diciamo dimensionali che erano incompatibili con quelle del Narducci quale era stato rinvenuto nell’autopsia. Quindi questi aspetti, sono aspetti che sono stati oggetto di plurime, plurimi accertamenti.





25’39’’ CNN: dottore, a lei piace una buona teoria di cospirazione?

25’42’’ Mignini: AhA! Ecco la cospirazione”¦ Ascolti, qui non c’è nessuna cospirazione, non capisco che cosa significhi. Una persona che ha una taglia 60 non gli entrano pantaloni 48 small. Qui non c’è nessuna cospirazione!

26’08’’ Mignini: Non c’è cospirazione, questa è una realtà , poi le favole sono un altro discorso, ma la realtà  è questa. Cioè la realtà  è che uno si deve, uno deve esaminare la realtà . La realtà  purtroppo, quando io ho iniziato questa indagine queste indagini diverse da quelle di cui abbiamo parlato finora, non avevo, dicevo: “˜vediamo quello che c’è’. E il medico legale mi disse, mi ha detto queste cose. Un cadavere che è rimasto cinque giorni in acqua e che è in condizioni quasi di putrefazione quando viene riportato su perché è in posizione, si dice, la fase negroide, la fase enfisematosa, cioè il gonfiore anche addominale, non gli entrano pantaloni 48 small. E se questo aveva i capelli, e quello non ce li aveva”¦ Il discorso”¦ e se uno è annegato ha le diatomee, ma questo non ce l’aveva. E poi c’è la rottura dell’osso ioide”¦ Questa non è cospirazione. Io non so che cosa intende per cospirazione?

27’16’’ CNN: cioè una ri-creazione molto fantasiosa, si dice, mi scusi che mi spiego meglio. In inglese si usa molto”¦

27’31’’ Mignini: Guardi, la cospirazione ci sarebbe se uno fosse partito con questa idea. Ma io non ero partito con questa idea. Io ho preso atto, dico sempre questo, prendo atto di quello che è a realtà , di quello che si tocca, si vede. Cioè io non posso inventarmi la realtà . Se la realtà  mi dice che quello ha pantaloni 48 small ed è conservato in maniera perfetta, eh! La medicina legale ci dice che c’è qualcosa che non torna.

0’11’’ Mignini: Scusi, se posso aggiungere, è proprio l’esatto contrario di quello che dice lui. Cioè proprio perché prendo atto delle risultanze, non ho un’idea prefissata. E allora prendo atto di quello che c’è. E allora se mi dicono “˜guarda che quello non può essere’, la moglie mi dice “˜indossava altri abiti quando l’ho visto uscire per l’ultima volta. Io questi abito che vedo qui nella foto del cadavere ripescato non li ho mai visti’. Eh, allora non c’è cospirazione, c’è una realtà  e bisogna prenderne atto.

1’03’’ CNN: Lei ha mai detto che la morte di Meredith fosse un rito satanico?

1’08’’ Mignini: Io non lo ho mai detto. Non ho capito chi ha, e continua, e continua, a dire questa cosa. Io ho letto, c’è una giornalista, non so come si chiama, lo dico perché lo ho notato, che continua a ripetere questa affermazione che, forse, ben sapendo che non è così. Io non ho mai detto che vi fosse stato un rito satanico. Non lo ho mai detto, quindi vorrei sapere chi se lo è inventato. Questa è una cospirazione, una fantasia, in mio danno però, in mio danno. Un fatto puramente sessuale. E forse io ho sempre detto, questo lo ho sostenuto in primo grado, c’era un rapporto che si era deteriorato tra le due ragazze. Questo ho sempre sostenuto. Questo glielo dica perché “¦

2’54 CNN: Il discorso della notizia che è uscita ieri, della non DNA che hanno trovato sul coltello”¦

3’03’’ Mignini: Dunque, allora io ho detto che preferirei non parlare della fase attuale del processo. Però io le dico questo che quando sono stati fatti all’epoca gli accertamenti da parte della polizia scientifica, la polizia scientifica ha utilizzato, in contraddittorio con gli interessati, tutto il materiale genetico presente sul coltello e sul gancetto. Cioè sul gancetto ce n’era molto quindi ne ha utilizzato una parte, ma sul coltello ha utilizzato tutto quel materiale che c’era. Era un accertamento irripetibile, che proprio perché non si può ripetere perché si utilizza tutto il materiale perché, prendendolo tutto si può fare una valutazione più attendibile, non si può ripetere. E quindi viene fatto in contraddittorio con gli interessati. Se questo materiale tre anni e mezzo fa è stato prelevato, e che cosa poteva rimanere di questo materiale? Niente. Il materiale del gancetto è risultato poi, credo, deteriorato dalla presenza della ruggine. E la ruggine non può essere evitata perché, se si usa un prodotto anti-ruggine si brucia poi il materiale genetico che è rimasto. Quindi io, non entro in merito a questo discorso però, l’accertamento che venne fatto all’epoca era un accertamento definitivo, irripetibile. La corte ha ritenuto di voler provare a vedere se c’era la possibilità , di vedere se ci fosse qualche materiale, qualche porzione di materiale ulteriore. Probabilmente non c’è più perché è stato utilizzato per fare gli accertamenti dell’epoca. Questo è il discorso. Quindi è molto semplice.





5’48’’ CNN: Mi aiuti a spiegare come è possibile che non siano stati trovati (DNA) nella stanza?

5’57’’ Mignini: Come è possibile? E’ possibile, intanto nel coltello. Se il coltello è l’arma del delitto, il coltello stava nella stanza. Il coltello stava nella stanza, cioè era stato utilizzato. Se quel materiale genetico, come ha detto la dottoressa Stefanoni, il materiale genetico della vittima sulla lama e di Amanda sull’impugnatura, stava nella stanza. Il gancetto del reggiseno contiene il materiale genetico di Sollecito, ed era nella stanza. E’ stato spostato di un metro, perché la polizia non, può succedere quando ci sono tanti oggetti in questi accertamenti, ma quel gancetto del reggiseno stava nella stanza. Lì c’era materiale genetico di Sollecito, e di Rudy, e della vittima. Quindi non è vero che non c’era materiale genetico nella stanza, materiale genetico c’era di solletico, per esempio. E poi se il coltello è l’arma del delitto, come noi abbiamo ritenuto nelle indagini del processo, il coltello stava nella stanza del delitto.

7’04’’ E poi, comunque a un metro dalla stanza del delitto, nel corridoio e nel bagnetto, c’erano: il sangue misto di Amanda”¦ come è possibile? E allora io le rifaccio la domanda, le riporto la domanda: come è possibile che ci sia sangue misto di Amanda, ci sia stato sangue misto di Amanda e della vittima nel bagnetto, che è vicinissimo, a fianco della stanza del delitto? Che nel bagnetto ci sia sul tappetino l’impronta del piede, che viene attribuita a Sollecito, sporco di sangue? che nel corridoio che sta davanti alla porta del delitto ci sono le impronte dei piedi attribuite ad Amanda e Sollecito sporche di sangue? Come è possibile che ci siano questi elementi se loro non c’erano? Domanda, vorrei che mi rispondeste, però, gliela dico a lei.

08’52’’ Mignini: ma quel sangue”¦., Amanda dice che non lo ha visto la sera del 1^, lo ha visto la mattina, quando lei dice di essere andata nella stanza. Come è possibile,  se stavano di notte nella casa di Sollecito, hanno trascorso la notte nella casa di Sollecito, che ci fosse il sangue misto vittima/Amanda nel bagnetto? L’impronta del piede sporco di sangue di Sollecito sul tappetino? E le impronte di Amanda e Sollecito sul corridoio? Eh Eh, siamo sempre lì.

09’42’’ Mignini: Comunque il diritto non è una scienza esatta, si vede, perché è suscettibile le valutazioni, le prove sono suscettibili di essere valutate in modo diverso. Il giorno in cui ci sarà  un computer centralizzato, faremo a meno dei processi, daremo i dati al computer e poi ci risponde. Però è chiaro che ci sono valutazioni diverse perché i fatti si possono valutare diversamente, le testimonianze, questo succede in tutti i processi.

10’40’’ CNN: e’ possibile che un procuratore che sta affrontando dei propri problemi, che abbia colto questa opportunità  di un caso così clamoroso”¦

10’58’’ Mignini: io non ho colto nessuna opportunità  perché quel giorno ero di turno. C’è un turno di una settimana, quindi io non ho colto questa opportunità . Ero di turno dal lunedì precedente e finiva il mio turno il lunedì successivo che era il 5, se non sbaglio, e quindi il delitto è stato scoperto il 2 e sono dovuto intervenire io. Poi se lei mi dici: come mai c’è un procedimento di questo tipo, in cui c’è un’assoluzione di cui vorrei che si parlasse, perché noto che di questa assoluzione non parla nessuno. E invece bisogna dirla tutta la verità  perché questo procedimento a nostro carico che, mi faccia dire tutta la verità , è un procedimento un po’ strano, c’è un’assoluzione comunque. Un’assoluzione piena di cui nessuno ha parlato. La condanna è invece temporanea ed è soggetta ad appello. Ora, la procedura italiana prevede che nel caso ci sia, c’è un procedimento disciplinare nei confronti del, di un magistrato, quando un provvedimento disciplinare è legato, come in questo caso, esclusivamente ad un procedimento penale, cioè: hai un procedimento penale, c’è un procedimento disciplinare, automaticamente, il procedimento disciplinare rimane sospeso fino alla definizione del procedimento penale. Allora, per una parte c’è stata la assoluzione piena, non un’assoluzione così dubitativa, ma piena, in modo oggettivo. Per un’altra parte c’è l’appello, in cui abbiamo eccepito l’incompetenza del tribunale di Firenze. Cioè il tribunale di Firenze non poteva giudicare questo procedimento perché erano coinvolti a vario titolo magistrati della procura di Firenze. Non potevano trattarlo a Firenze perché non si fa un processo in casa propria.

13’53’’ Mignini: Poi vorrei aggiungere un’altra cosa, se permette. Io durante il processo non mi sono mai”¦., mi sono sempre sottoposto all’esame. Cioè ho detto: “˜chiedetemi pure, io non ho problemi’. Perché non ho nessun problema in questa vicenda, io ho fatto le indagini che era necessario fare. Quindi non c’è stata nessun atteggiamento di intimidazione, nella maniera più assoluta, anche perché, tra l’altro, glielo spiego, non si può fare pressioni verso una persona con attività  che a quella persona rimane segreta, questo lo capiscono anche i bambini forse, le mie bambine, anche quelle più piccole lo capirebbero. Quindi io non posso intimidire una persona se io provo a fare una pressione nei confronti di quella persona con un’attività  che quella persona ignora, io non la intimidisco, cioè è fuori dalla realtà  questa cosa. Per cui io non mi sono mai”¦, mi sono sempre sottoposto all’esame e ho la massima fiducia nella”¦, perché ho sempre avuto la massima fiducia nell’attività  giudiziaria. Io mi sono sempre sottoposto all’esame, ho detto “˜chiedetemi pure quello che volete’. Ho messo a disposizione tutti gli atti. Sono indagini che bisogna capirle, perché sono indagini complesse e un’autorità  giudiziaria che non ha fatto queste indagini non lo capisce. Tanto che ho avuto la dimostrazione, adesso non sto a dirlo, non vorrei poi approfondire su questo aspetto, ho avuto la conferma che, di questo procedimento che io ho trattato, i magistrati che lo hanno trattato non hanno capito la portata e quindi hanno ritenuto che questi atti fossero atti estranei a questo procedimento. Le aggiungo un’‘altra cosa, perché questo proprio ai fini di spiegare l’ordinamento italiano”¦ “˜Il reato di abuso di ufficio’”¦ io ho visto tante volte quando hanno spiegato, condannato”¦, “˜convinte’ mi pare, o “˜abuse of power’. Non è abuso di potere. L’abuso di ufficio è un reato minore, in Italia, che consiste, una volta, prima della riforma del 1997, era un reato molto indeterminato, e allora uno poteva anche, con un’interpretazione sbagliata poteva anche configurare un reato di questo tipo. Adesso per fare l’abuso di ufficio, sono richieste delle condizioni tali per cui è un reato che difficilmente è configurabile perché ci vuole una violazione di legge, immediatamente,”¦ che una legge che deve essere immediatamente precettiva,  cioè non una violazione procedimentale come quelle che sono state contestate a me. Questa violazione deve aver determinato una ingiusto danno come conseguenza diretta della violazione di legge. E il soggetto che la ha posta in essere deve aver compiuto questa attività  con dolo intenzionale. Cioè deve averlo fatto essenzialmente al fine di danneggiare una persona. Ma io non posso danneggiare una persona, intimidirla, con una attività  che a quella persona rimane segreta. Questo io, è la logica, non è un discorso di”¦





18’16’’ CNN: lei ha qualche dubbio anche il più piccolo, che forse, ha accusato due persone che forse sono innocenti?

18’32’’ Mignini: Guardi, io le voglio fare una”¦, voglio essere, io sono molto sincero e quindi sono molto, molto leale e molto sincero quando mi esprimo. Io ho la”¦, se ho fatto certe richieste, avevo l’assoluta certezza che fossero responsabili. Quindi, altrimenti, se avessi avuto un dubbio, questa è la mia valutazione, io avrei chiesto l’assoluzione con formula dubitativa. Le dico un’altra cosa,  però, mi è stato detto, io non ho visto il film, non so se si vedrà  in Italia questo film.. di com’è quello di Life Time”¦ Mi è stato detto che quel film, l’attore che mi interpreta, quando viene condannata Amanda, sorride. Mi è stato detto, io non lo ho visto, non so se è vero. E’ vero, l’ha visto lei”¦

NO

Mi è stato detto che l’attore sorride. Ma io non ho sorriso perché era doveroso fare questa richiesta, ma il magistrato che fa una richiesta di condanna, non la fa con diciamo, con allegria, tutt’altro. Perché sono due giovani che vedo le famiglie e quindi anche la sofferenza delle famiglie. Però lo faccio perché è il mio dovere, ho ritenuto di farlo, quindi non avevo il minimo dubbio. Ma non è vero che ero contento. Cioè che ero come mi è stato detto che è l’attore che sorride, perché chiedere la condanna di due giovani che potrebbero essere miei figli, insomma, non è una cosa che rallegra. Questo io vorrei che fosse chiaro. Cioè l’ho fatto perché ero convinto, l’ho fatto però”¦. Non.., sono cose che pesano. Perché il magistrato che lo chiede lo fa con un”¦ come dire: è una necessità , è un dovere, ma non è che uno è contento. Ecco, questo vorrei che fosse chiaro (”¦)

22’45’’ CNN: Però allo stesso tempo lei può dormire durante la notte pensando che ha fatto la cosa giusta?

22’53’’ Mignini: Ho la coscienza a posto, si. Lei,  me lo ricordo che era presente,  quando io ho fatto la richiesta di condanna, la richiesta di condanna, io l’ho”¦, l’ho illustrata, è toccato a me perché ero il magistrato più anziano, non era la collega, la collega aveva svolto la sua parte, il suo aspetto, l’aspetto relativo alle indagini genetiche, alle celle telefoniche, alle indagini sui computer;  io ho dovuto fare la parte investigativa, diciamo, del fatto, la parte delle testimonianze. E poi ho dovuto fare la richiesta finale e, le dico, io ho 4 figlie, quindi so quello che significa, sono.., ho la coscienza tranquilla perché ho chiesto, ho fatto quello che ritenevo di fare. Ho chiesto quello che ho ritenuto e la mia valutazione è questa, io sono”¦, sono, chi mi conosce sa che c’è un modo per convincermi:  convincermi razionalmente. Io sono”¦, e questo chi mi conosce lo sa, che di fronte a una valutazione razionale, spesso mi è capitato di dare ragione a una persona che me lo ha dimostrato. Però devo convincermi. Se non mi convinco, non mi convinco ed ho la mia posizione. La mia posizione che traggo dall’analisi degli elementi, mai da una valutazione preconcetta e cospirazionistica, non so, comunque dai fatti, assolutamente dai fatti.

25’32’’ Mignini: io spero che, non so se è finita, penso sia finita, io spero che c’era una”¦, c’è una delle vedute molto diverse, anche sull’interpretazione di fatti che sono successi che sono molto diverse.  Io ho cercato, non avevo mezzi perché il magistrato non ha la possibilità  di parlare molto, con molta libertà . Avevo letto tante volte, mi sono anche arrivati dei messaggi non propriamente piacevoli. Quindi ho letto tante cose anche totalmente infondate e spero aver dato un contributo. Cioè, si possono avere opinioni diverse. Io.. sicuramente si possono avere opinioni diverse, io, il magistrato che svolge funzioni di pubblico ministero, sono stato io, nelle indagini in primo grado e sono adesso applicato in appello. Si possono avere opinioni diverse, io rispetto le opinioni però pretendo che non si metta in dubbio la buona fede e l’onestà  intellettuale degli inquirenti, perché non ci sono”¦, verso questi sono ragazzi che erano totalmente sconosciuti. Noi abbiamo fatto quello che abbiamo ritenuto di fare, quello che è emerso, che si può non condividere. Io rispetto tutte le opinioni, però chi aveva il compito di svolgere le indagini e di sostenere quella che viene chiamata l’accusa, che poi, ripeto, non è un’accusa ma organo di giustizia, siamo noi. E noi ci siamo assunti la responsabilità  dì fare quello che abbiamo chiesto. C’è una collega che ha lavorato con me, che è stata utilissima perché mi ha aiutato su certi aspetti, dal punto di vista biologico, è una collega con cui siamo insieme nella giunta dell’Associazione nazionale magistrati. E quindi mi auguro che, non lo so, ma mi auguro, spero, che almeno abbia dato un contributo di chiarificazione. Cioè che almeno qualcosa si possa dire non è proprio come noi si pensava. Questo vorrei, almeno mi auguro.

Posted by Skeptical Bystander on 05/25/14 at 01:00 PM in Mignini intervista

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